Resilienza. Una parola tornata di moda, negli ultimi 2-3 anni. Praticamente da quando è nato P.
Sto leggendo un libro, Il metodo danese per crescere bambini felici ed essere genitori sereni, di cui spero di parlarvi presto, che cita spesso questo concetto. Sì, lo so che mi ero ripromessa di non leggere più “guide genitoriali”, ma il titolo mi ha incuriosito troppo e al momento penso che non sia così male… E’ capitato, quindi, che negli ultimi giorni abbia pensato spesso a questa parola, pronunciandola tra me e me. Resilienza.
“In psicologia, la resilienza è una parola che indica la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità. Sono persone resilienti quelle che, immerse in circostanze avverse, riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti“.
E qui arriviamo a ciò che interessa noi genitori: crescere bambini resilienti significa renderli, in futuro, uomini e donne fiduciosi, la cui forza d’animo non vacillerà davanti alle avversità della vita. Una capacità, questa, utile in un mondo in cui i divorzi sono all’ordine del giorno, la paura generata dai devastanti attentati può minare la sicurezza dei più giovani (ma non solo) nei confronti dell’altro. I lavori cambiano, si perdono e ci si deve spesso reinventare, la salute è messa sempre più a rischio da fattori ambientali e così via. Non c’è bisogno che vi spieghi il resto, già lo sapete no?
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