Mio figlio non crede a Babbo Natale. A neanche 5 anni. Avevo questo sospetto ma è stato definitivo il fatto di averlo sentito dire: “Babbo Natale non esiste!” a una bimba di 2 anni, che indicava a sua nonna, con il ditino, quali giocattoli avrebbe chiesto al panciuto bontempone che tutti amiamo. Con sommo disprezzo della nonna della piccola, che non ha avuto pietà né per me (che ero evidentemente basita per questa rivelazione a bruciapelo) né per il fatto che mio figlio sì, è più grande di sua nipote, ma non è comunque un uomo adulto, grosso e vaccinato. Ci ha guardato malissimo, ha tappato le orecchie alla bimba e poi se n’è andata via dicendo ad alta voce: “Ecco perché non voglio che mia nipote vada a scuola…poi incontra bambini così che le rovinano il Natale”.
Sbollita la mia rabbia verso la donna, ho chiesto al mio piccoletto come mai quell’uscita. “Me l’ha detto M.”, ha risposto. Dove “M.” sta per un suo amico di scuola un po’ più grande di lui, dotato di fratello adolescente che avrà pensato bene di chiarire il fatto al suo fratellino più piccolo e magari un po’ rompiscatole. E ora sono qui a pagarne le conseguenze. “Mamma, non l’ho mai visto! Dov’è, eh?!?”, mi ha chiesto. Non bastano i Babbi Natali nei centri commerciali. Non basta avere l’Elf on the Shelf che ogni anno ci ricorda che lui è lì per controllare che P. faccia il buono e che riceva i giusti doni. Evidentemente non bastano i libri illustrati sul tema, non è bastata la visita alla Casa di Babbo Natale o i gli omini di pan di zenzero che lasciamo sul tavolo, da quando è piccolo, per dire grazie a Babbo Natale quando passerà per casa nostra. No. Mio figlio a 4 anni è evidentemente già un seguace dell’empirismo.
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